Fai la differenza, destina il tuo
5 per mille

Nella dichiarazione dei redditi puoi destinare una parte della tua Irpef per sostenere l’attività di migliaia di organizzazioni che lavorano con finalità sociali. Il 5 per mille vale tantissimo, ma non ti costa nulla. Il 5 per mille ti permette di fare la differenza, esattamente dove vuoi tu. Salute, povertà, educazione e infanzia, ambiente, cooperazione e accoglienza dei migranti: cinque temi su cui il 5 per mille ha fatto la differenza. Cinque aree che negli anni recenti sono stati cruciali per l’Italia e che lo saranno anche nel prossimo futuro. Cinque osservatori raccontano perché il 5 per mille è stato davvero così importante per l’intera società, non solo per la singola organizzazione e perché ogni firma è preziosa.

Salute

con Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva

Dal 2006 ad oggi, sugli oltre 7 miliardi destinati dagli italiani con il 5 per mille, il 14,2% è andato alla ricerca sanitaria e nella top 10 delle realtà che raccolgono più firme ci sono saldamente molte organizzazioni impegnate nella lotta contro i tumori o le malattie rare. Per gli italiani la salute e la ricerca sanitaria sono un settore da sostenere in via prioritaria. «Il 5 per mille è una leva di sviluppo anche per altre azioni, non solo per la ricerca. Ci sono una miriade di associazioni di pazienti, legate a specifiche patologie, che erogano servizi di prossimità, danno informazioni, fanno attività educative», spiega Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, che nel proprio perimetro ha il Tribunale per i Diritti del Malato. «Pensiamo alle cure e all’assistenza rivolta ai malati terminali o al supporto a chi ha una malattia rara o oncologica… in questi ambiti moltissimi dei servizi esistenti sono in capo proprio al Terzo settore».

Povertà

con Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà

Le persone in povertà assoluta negli ultimi dieci anni sono più che raddoppiati, balzando da 2,25 a 6 milioni. «Se non avessimo avuto cittadini generosi e capaci di comprendere che non tutto può essere fatto dallo Stato centrale, la situazione sarebbe ancora più grave», ragiona Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza contro la povertà. «Ultimamente assistiamo al fiorire di organizzazioni che si fanno carico delle tantissime persone che sono diventate povere, magari anche se hanno un lavoro. Tante realtà che hanno ripreso a distribuire i pacchi alimentari ma anche che si occupano di solitudine degli anziani, di accoglienza di migranti, di povertà educativa… non c’è solo il problema economico, c’è anche una povertà di relazioni umane. Serve una comunità di relazioni», afferma. Il 5 per mille sostiene esattamente questo: l’azione di chi accoglie i soggetti fragili e li accompagna ad uscire dalla situazione di povertà. È questa la sfida del prossimo futuro: «Il rischio oggi è che poveri si nasca e si resti: dobbiamo spezzare questa catena delle disuguaglianze».

Infanzia

con Arianna Saulini, portavoce del Gruppo CRC

Un minore su 7 in Italia vive in povertà assoluta. Nel Mezzogiorno, quasi uno su 6. Le cronache ci restituiscono quotidianamente segnali inequivocabili del malessere di tanti adolescenti, ragazzi, giovani. La povertà economica si intreccia con povertà educativa, dispersione scolastica, disuguaglianze, malessere psicologico. «All’interno del Gruppo CRC – un network che riunisce oltre 100 associazioni che si occupano di minori – ci sono molte realtà che ricevono il 5 per mille. I contributi del 5 per mille non sono vincolati a un progetto specifico e questa flessibilità è preziosa perché dà la possibilità di destinare i fondi dove c’è più bisogno, coprendo quei bisogni che altrimenti non avrebbero risposta», racconta Arianna Saulini, portavoce del Gruppo CRC. Tanti gli utilizzi: attività per colmare il digital divide, colloqui psicologici gratuiti o a prezzi calmierati, interventi per ampliare l’offerta dei servizi 0-6, percorsi con i minorenni migranti soli, l’accoglienza di minori ucraini, le attività educative gratuite realizzate nelle periferie svantaggiate. E tutta l’area di interventi nei Paesi in via di sviluppo. «Viviamo in un tempo di “emergenze”, il 5 per mille è un contributo che permette di agire tempestivamente, in situazioni diverse e non prevedibili», conclude Saulini.

Ambiente

con Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente

Dinanzi alle grandi sfide dei cambiamenti climatici, il 5 per mille per l’ambiente è come il battito d’ali di una farfalla: apparentemente piccolo, ma in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. «Il 5 per mille in questi anni ha permesso alle organizzazioni di sviluppare azioni locali importanti, di salvaguardia e riqualificazione. Penso alla piantumazione di alberi in zone degradate, alla tutela delle api, alle raccolte dei rifiuti in spiaggia e nei boschi», spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. «Non sono interventi strategici a confronto con le scelte industriali, energetiche e ambientali del paese, ma queste azioni territoriali e di coinvolgimento dei volontari hanno un impatto che troppo spesso non viene riconosciuto. Il tema ambientale passa da politiche nazionali e internazionali, ma anche dalla riqualificazione dei territori. Fai la differenza anche su scala locale». 

Cooperazione e accoglienza dei migranti

con Silvia Stilli, presidente di Aoi-Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale

Le ong perché arrivano là dove nessun altro arriva: è un dato di fatto, in molti Paesi del mondo. «Sono appena rientrata dall’Ucraina, abbiamo portato noi i pacchi del World Food Programme, perché a questi grandi soggetti manca la presenza sul territorio. Lo stesso accade in Afghanistan o in Siria: pur con mille difficoltà le organizzazioni umanitarie riescono ancora a portare aiuti dove nessun altro arriva e continuano a lavorare», racconta Silvia Stilli, presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale-Aoi. Gli italiani lo sanno, «magari una fetta ridotta o molto specifica della popolazione», ma anche in questi anni di campagne mediatiche contro le ong – in particolare contro chi fa soccorso in mare – «dove c’è stata una buona comunicazione la raccolta fondi ha tenuto, soprattutto per chi fa search and rescue. Questo mi fa ben sperare anche per il 5 per mille». Le migrazioni sono ormai un fenomeno strutturale del nostro tempo, da gestire: «L’appello è continuare a fare investimenti per sconfiggere la povertà e la fame nel mondo, per evitare che nuove pandemie si diffondano, per far sì che la scelta migratoria sia una scelta e non un obbligo», conclude Stilli.